Consulta Parrocchie-Oratori: Formazione e Famiglia al centro del nuovo anno

 A Mestre, una giornata dedicata alla costruzione di una pastorale giovanile salesiana condivisa, con un focus sulla famiglia e sulla formazione dei giovani.

Il 5 ottobre, presso la sede dell’Ispettoria Salesiana del Nord-Est a Mestre, si è tenuta la Giornata di Inizio Anno Formativo per l’Oratorio-Parrocchia. Un incontro che ha coinvolto educatori, animatori e direttori salesiani per riflettere sulla formazione pastorale e il ruolo fondamentale della famiglia nell’educazione dei giovani.

All’evento sono stati invitati tutti i membri dei Consigli delle CEP, i consigli parrocchiali, le Equipe di Pastorale Giovanile, gli educatori, gli animatori e i direttori delle case che includono oratorio e parrocchia. È stata un’occasione per ritrovarsi in un clima di fraternità, condividendo le attività che stiamo svolgendo nelle nostre opere e avviando un percorso formativo su un tema centrale per entrambi gli ambiti: la formazione e la collaborazione con le famiglie dei giovani che frequentano le nostre opere.

L’obiettivo principale della giornata è stato costruire insieme una visione comune, per guardare alla realtà dallo stesso punto di vista. Un cammino iniziato già due anni fa a livello di congregazione salesiana con il contributo di don Miguel Angel García Morcuende, Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile, per rispondere a una domanda fondamentale: come possiamo oggi guardare i giovani attraverso lo sguardo di don Bosco?

Nel corso dell’incontro ci siamo interrogati su come riscrivere le quattro dimensioni fondamentali della pastorale giovanile salesiana — educativa, evangelizzatrice, associativa e vocazionale — al fine di costruire un progetto pastorale condiviso e capace di rispondere alle sfide del nostro tempo.

Quest’anno, con l’Ispettoria e in particolare durante questo incontro, abbiamo affrontato il tema della pastorale giovanile e della famiglia, partendo dai contenuti del Sinodo sulla famiglia e del Sinodo sui giovani. La provocazione centrale della giornata è stata: possiamo educare i giovani prescindendo dalla famiglia? La risposta è chiaramente no!

Una riflessione significativa ci viene da Benedetto XVI, il quale ha affermato che “curare le famiglie non significa sottrarre forze al lavoro per i giovani; al contrario, significa renderlo più duraturo ed efficace.” 

Questo è un punto di partenza fondamentale per comprendere l’importanza di integrare il lavoro con le famiglie nel contesto della pastorale giovanile.

La relazione dell’incontro è stata affidata a Fratel Lino Breda, diplomato in formazione biblica e scienze bibliche orientali e archeologia presso lo Studium Biblicum della Pontificia Università Antonianum, e membro del Comitato scientifico dei Convegni ecumenici internazionali di spiritualità ortodossa di Bose. 

Il suo intervento ha posto l’accento sull’importanza della famiglia e su come relazionarsi con essa, mettendo in evidenza il valore della libertà e del dialogo, elementi oggi spesso assenti, con conseguente impoverimento generale delle relazioni.

Un altro tema centrale è stato quello della speranza, che non può prescindere dai giovani. Ma oggi, i giovani sono davvero un criterio centrale? Fratel Lino ha sottolineato che la nostra è una società invecchiata, che investe poco sui giovani e nutre scarsa fiducia in loro. È giunto il momento per gli adulti di fare un passo indietro e permettere ai giovani di prendere il loro posto.

Viviamo in un tempo in cui la durata delle relazioni sembra meno importante, le scelte sono spesso dettate dalle emozioni immediate — “io mi sento…” — piuttosto che da decisioni ponderate e durature. 

La famiglia, invece, deve essere un punto di convergenza di forze, non guidata solo dalle emozioni, ma dalla razionalità e dal rispetto della tradizione. Questo contrasta con l’idea, oggi diffusa, che si possa sempre ricominciare da capo, senza tenere conto del valore della continuità e della stabilità.

Il profeta Osea ci insegna che l’amore di Dio è costante e perdonante, anche di fronte all’infedeltà umana. Questo messaggio è cruciale per le famiglie che affrontano l’abbandono, poiché Dio è sempre pronto a riaccogliere chi torna a Lui. Nelle relazioni, la fedeltà divina offre speranza, ricordando che non siamo soli nei momenti di crisi. La famiglia è un luogo di ascolto reciproco e perdono, elementi fondamentali per costruire legami solidi. La vera carità si manifesta attraverso gesti quotidiani di amore e compassione. È importante riconoscere il valore delle persone e delle relazioni mentre viviamo la nostra fede con pazienza e misericordia. La famiglia deve essere vista come una scuola di sequela del Vangelo, dove si può scoprire la gioia e la bellezza della vita, nonostante le difficoltà.

Nella parte finale della mattinata, i rappresentanti laici e salesiani delle parrocchie e degli oratori delle case salesiane del Triveneto si sono riuniti per confrontarsi sulle attività svolte a favore delle famiglie. Hanno discusso delle opportunità attuali, delle sfide da affrontare e delle strategie per coinvolgere le famiglie nell’opera educativa. Le riflessioni emerse verranno analizzate e sarà redatto un documento di sintesi, che costituirà la base per il prossimo incontro, dedicato alla progettazione educativa assieme alle famiglie per il bene dei giovani.